Semplificare per capire: l’antidoto al rumore informativo.
Non serve sapere tutto. Serve sapere cosa ignorare. E questa è la vera chiave per decidere meglio e vivere con più lucidità.
Bentrovati su Builded, la newsletter che ogni settimana prova a fare una cosa semplice e difficile insieme: fermarsi un attimo a pensare. Sul lavoro, sulle idee, sulle scelte.
Anche quando, come oggi, significa ammettere una verità scomoda.
Abbiamo tanto.
Eppure ci manca tutto.
Notion pieno di articoli salvati “per dopo”.
Kindle stracolmo di libri iniziati e mai finiti.
Podcast scaricati e dimenticati.
Newsletter che apriamo solo per archiviarle.
Siamo la generazione più informata della storia.
E mai così confusa, paralizzata, inetta all’azione.
L’età dell’oro della conoscenza.
Ce l’hanno venduta così:
più dati = più sapere = migliori decisioni = successo.
E noi ci abbiamo creduto.
Abbiamo detto sì alle 30 newsletter su Substack.
Sì ai report settimanali di McKinsey.
Sì ai podcast da 3 ore su business, marketing, self-improvement.
Sì alle 128 pagine di trend report di Andreessen Horowitz.
Ma non è arrivata la saggezza. È arrivata l’indigestione.
Perché leggere tutto, sapere tutto, aggiornarsi su tutto… è impossibile.
E distruttivo.
Quando il sapere diventa paralisi.
Ciò che doveva illuminarci, ci ha spento.
Più informazioni riceviamo, più diventiamo insicuri.
Più dati abbiamo, più dubitiamo.
Più ci aggiorniamo, meno decidiamo.
È la “decision fatigue” quotidiana:
"Quale framework uso?"
"Quale tool provo?"
"Quale strategia adotto?"
"Quale report leggo prima?"
Alla fine sembriamo tutti un po’ come Homer Simpson davanti alla console della centrale nucleare: mille pulsanti, mille lucette… e zero idee di quale premere. Confusi, bloccati, sperando che non esploda tutto.
Il risultato?
Procrastinazione mascherata da studio.
Falsa produttività fatta di slide, whitepaper, link salvati.
Studiamo tanto. Facciamo poco.
Chi ha smesso di leggere (e ha vinto).
I giganti del nostro secolo hanno rotto il ciclo dell’overload.
Warren Buffett: legge sì, ma solo ciò che conta. Nessuna distrazione. Nessun rumor di mercato. Solo poche, precise informazioni per agire meglio.
Tim Ferriss: niente news. Niente social. Nessun aggiornamento quotidiano. Solo ciò che serve ai suoi obiettivi.
Jack Dorsey: ”dieta informativa” rigidissima.
Basecamp: vietato accumulare dati inutili. Nei progetti c’è una sola fonte di verità. Nessun “lo trovi su Notion, Dropbox, Slack o Google Drive”.
E noi? Abbiamo mille input… e zero output.
La forza brutale dell’ignoranza selettiva.
La vera competenza oggi non è sapere tutto.
È ignorare quasi tutto.
Charlie Munger la chiamava "ignoranza selettiva".
Scegliere cosa non leggere.
Scegliere quali stimoli tagliare.
Scegliere quali newsletter disdire.
I migliori non sanno tutto. Sanno cosa evitare.
La saggezza della rinuncia
Forse la domanda giusta da porci non è: "Cosa devo sapere ancora?"
Ma: "Cosa posso permettermi di non sapere?"
Perché la vera conoscenza è scarsa, silenziosa, concentrata.
Il resto è rumore.
E il rumore non ti renderà mai più saggio.
Ti ritrovi anche tu sommerso/a di informazioni e affamato/a di chiarezza? O magari hai già imparato a ignorare il superfluo?
Rispondi a questa email, mi farebbe davvero piacere conoscere il tuo punto di vista.
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci leggiamo settimana prossima.
Un abbraccio,
Filippo di Builded.