Il Second Brain ci ha fatto venire il mal di testa.
Serve qualcosa di semplice, concreto, letale. Il resto è solo overdesign travestito da produttività.
Una scatola da scarpe piena di biglietti
Ryan Holiday ha scritto bestseller mondiali come Ego è il nemico, La via dell’ostacolo, La tranquillità è la chiave.
Tre libri in tre anni. Nessuna IA. Nessun tool sofisticato. Nessun sistema in cloud.
Solo migliaia di cartoncini 4x6 con citazioni, idee, note, storie.
Organizzati per tema. Custoditi in scatole di scarpe.
Quando lavora a un nuovo libro, non parte da zero.
Pesca da un archivio personale costruito nel tempo. Idee sedimentate, filtrate, pronte per essere usate.
È il suo secondo cervello (Second Brain).
Solo che non ha emoji, grafici mentali o template settimanali ben confezionati.
Ha solo una regola: tutto ciò che entra, deve essere riutilizzabile.
Il sogno del second brain digitale.
Nel 2017, Tiago Forte pubblica il metodo “Build a Second Brain” e lancia un’idea potente:
“Il tuo cervello non serve per ricordare. Serve per avere idee.
Il resto puoi delegarlo a un sistema esterno.”
Nasce un nuovo mito della produttività:
Archivia tutto.
Organizza in PARA (Progetti, Aree, Risorse, Archivio).
Filtra e sintetizza.
Esprimi in output reali (newsletter, prodotti, decisioni).
Il tutto supportato millemila tool: Notion, Obsidian, Evernote, Roam…
Una sorta di religione del “gestire la conoscenza” per fondatori, manager, marketer, scrittori, creator, studenti, curiosi, insomma chiunque lavori con la testa.
Eppure…
Il sistema perfetto che non serve a nulla.
…molti oggi si ritrovano con migliaia di note.
PDF sottolineati. Post salvati. Citazioni. Screenshot. Link.
E una sola verità: non ne riaprono nemmeno uno.
Spendono ore a configurare.
Cambiano tool ogni tre mesi.
Guardano video su YouTube di “come ottimizzare il tuo second brain”.
Ma non creano nulla.
Il paradosso è evidente:
Abbiamo costruito un secondo cervello…ma ci siamo dimenticati di usarlo.
Anch’io ho provato a costruirne uno. Ho creato un mostro.
Lo ammetto: ci sono cascato anch’io.
Notion, Everonote, PARA, CODE.
Dashboard bellissime, grafiche pulite, tag, sottocartelle.
Poi ho mollato tutto.
Perché non avevo un problema di organizzazione.
Avevo un problema di attenzione.
Stavo cercando un sistema perfetto per non dover più pensare.
Quando invece dovevo solo iniziare a pensare meglio, con meno.
La verità è che il tuo secondo cervello deve essere vivo.
Il sistema di Ryan Holiday non è bello da vedere.
Non è ottimizzato. Non è digitale.
Ma funziona, perché è usabile.
Ogni cartoncino ha un motivo per esistere.
È stato selezionato, riscritto, riletto.
È un pezzo di una conversazione con se stesso che dura anni.
E questo, alla fine, è ciò che conta: non salvare tutto. Ma salvare ciò che ti serve per creare.
5 modus operandi che mi hanno aiutato.
Dopo anni di esperimenti, oggi il mio “second brain” funziona così:
Un solo strumento di cattura: le note del mio cellulare, e basta.
Una revisione settimanale da 30 minuti: o è rituale, o è caos.
Salvo solo ciò che mi sorprende o mi disturba: se non ti smuove, non ti serve.
Ogni nota deve servire a un output: se non porta a un’azione o riflessione, fuori.
Scrivere è l’unica vera forma di distillazione: se non riesci a spiegarlo, non l’hai capito.
Non costruire un tempio. Costruisci un’officina.
Il second brain non è una libreria ordinata.
È un’officina disordinata, ma viva.
Un posto dove le idee si contaminano, si incontrano e si scontrano.
Un luogo imperfetto, ma operativo.
Se hai bisogno di salvare tutto, è perché non stai ascoltando abbastanza te stesso.
La vera conoscenza non si archivia. Si coltiva.
E la cosa più potente che puoi fare oggi non è aprire un nuovo tool.
È rileggere le tue ultime cinque note. E vedere se ne esce qualcosa di utile.
Cosa ne pensi di questa riflessione? Se ti è stata utile, inoltrala a qualcuno che ha perso ore a sistemare la dashboard perfetta ma ha dimenticato di scrivere anche solo una riga.
Oppure lascia un commento, mi interessa sapere: il tuo second brain è un’officina… o un museo?
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Grazie per aver letto fino a qui. Ci leggiamo settimana prossima.
A presto,
Filippo di Builded.